SANA INVIDIA è la rubrica di I MILLE FORWARD in cui analizziamo e commentiamo i lavori di altri creativi che ci hanno colpito e da cui pensiamo si possa imparare qualcosa. Intuizioni geniali, campagne d’impatto, rebranding audaci, e in generale tutti quei progetti che ci fanno dire: “Accidenti, avremmo voluto pensarci noi!”.
Non è semplice fare qualcosa di buono
“Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione.”
Così diceva il filosofo irlandese Edmund Burke nel pieno del secolo del pensiero illuminista, il Settecento. Ma più di 300 anni dopo, sappiamo che forse Burke aveva sovrastimato il potere delle forze del bene e che fare qualcosa di buono non è proprio così semplice e immediato per tutt*.
Anche se è vero che per molte società, soprattutto se Benefit, operare nel sociale non è solo uno slancio illuminista, ma un vero e proprio dovere, è anche vero che per fare qualcosa di buono e rilevante è necessario affrontare moltissime sfide, di cui sono sicura anche Burke fosse a conoscenza, pur avendo deliberatamente deciso di ignorarle.
Trovare uno sponsor illuminato che sostenga l’iniziativa. Inserire la causa sociale tra i tanti, necessari progetti che permettono a un’impresa di dar lavoro ai propri dipendenti. Infine, trovare un budget: la sfida più complessa soprattutto per le agenzie non sostenute da grandi network internazionali.
ACNE rimette le donne al centro
Il modo di superare questi ostacoli lo trova ACNE, agenzia svedese con sedi in tutta Europa, seguendo il principio che viene dalla quote di un personaggio che a Milano ha una bella statua in Piazza della Scala e che è protagonista di un’altra campagna interessantissima: “La semplicità è l’ultima sofisticazione”.
Così ACNE, in un periodo segnato dalla cancel culture e dalle proteste del movimento #MeeToo ha deciso di trattare un argomento socialmente molto rilevante, la mancanza di riconoscimento femminile, in un modo semplice e sofisticato, riportando le donne al centro della narrativa.
Grazie alla partnership con Terres Des Hommes, ACNE ci costringe a cambiare prospettiva, guardando i grandi della storia, quei modelli di successo maschili a cui tutt* si ispirano, attraverso dei mini-billboard realizzati appositamente per ospitare piccole statue di donne e per raccontare le loro storie.
Una conquista sociale
Il risultato, per una campagna a 0 budget media, è stupefacente: 48M di reach grazie al supporto di rappresentanti istituzionali, celebrità, influencer e giornalisti.
E alla fine, a pochi mesi dalla campagna, il bene ha trionfato davvero: per la prima volta a Milano, il Comune ha deciso di inaugurare la prima statua di donna, dedicata a Cristina Trivulzio di Belgiojoso. Alla cerimonia che rendeva onore a questa prima donna milanese erano presenti tutte le maggiori cariche istituzionali, tra cui il sindaco Beppe Sala.
Dire molto con il tono giusto
Perché questa campagna è eccezionale?
Prima di tutto perché tratta un tema importantissimo, quello della visibilità delle donne in un Paese in cui troppo spesso sono considerate o angeli del focolare o troppo poco autorevoli (o, al contrario, troppo autoritarie) per ricoprire cariche all’interno delle aziende. ACNE porta le donne al centro della società in una maniera naturale, intelligente e incontestabile, senza pestare i piedi a nessuno e senza silenziare le altre voci in campo. Ottiene un risultato importante in termini di visibilità scegliendo uno sponsor credibile, un progetto che la rappresenti e lo fa con un piccolo budget, superando ogni possibile sfida e mettendo a tacere tutti quelli che “facile fare una campagna quando hai milioni alle spalle”.
The DiscovHery Billboards è l’iniziativa perfetta per generare della sana invidia: superando gli ostacoli con un’idea brillante dimostra a tutt* che per fare del bene è necessario avere prima di tutto un messaggio forte e non una voce grossa: non serve un oppositore ma uno spazio in cui tutti possano avere la possibilità di farsi notare e di dire la loro.
Le donne dei DiscovHery Billboards aggiungono quindi una piccola, pratica, femminilissima significativa parte alla quote di Burke:
Perché il male trionfi è sufficiente che ai buoni non venga dato spazio d’azione.
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